Referendum: sì, no, astensione

Posted in General by midbar on 13/06/2005 20:24

Ho ricevuto alcune riflessioni via e-mail che pubblico. Sono sostanzialmente d’accordo. Si evidenzia, andando a leggere la tabella citata, che l’ultimo referendum in cui è stato raggiunto il quorum risale all’ 11/06/1995. Da allora siamo stati convocati in sei altre occasioni. Inutilmente…


Visto il dibattito sull’opportunità “morale” dell’astensione penso possa essere utile fornire qualche dato realmente oggettivo, accanto ad argomentazioni di varia oggettività. In allegato trovate una tabella con i risultati di tutti i referendum tenuti in Italia che ho ricavato compattando i dati resi disponibili dal Ministero dell’Interno . Per una immediata lettura ho colorato:

- in ROSSO le consultazioni in cui ha vinto il NO,

- in VERDE quelle del e

- in GIALLO i referendum che non hanno raggiunto il QUORUM.


Personalmente ritengo che la frequente ricorrenza del giallo in fondo alla tabella possa avere molti significati ed una sola conseguenza. I significati vanno dalla denuncia dell’abuso dello strumento referendario, al crescente disimpegno civico degli Italiani, all’evoluzione delle strategie referendarie dei sostenitori del no, ad altri che saprete indicare voi. La conseguenza unica - che non ho sentito citare da nessuno in questi giorni perché è più comodo fare casino per tirare acqua al proprio mulino che proporre soluzioni ai problemi che si evidenziano - è che occorre riformare l’istituto del referendum. Non ho gli strumenti per proporre riforme che ne limitino l’abuso, ma le provocazioni su come affrontare l’astensionismo sono più facili.


Premessa: il referendum non può essere ridotto ad una scelta tra due sole alternative, deve essere concessa anche la possibilità di negare l’utilità della consultazione stessa, giacché questa può essere - giustamente - proposta da una ridotta minoranza della popolazione. Spero che su questo siamo tutti d’accordo.

Proposte (i giuristi perdonino la mia ingenua ignoranza se dico castronerie):

- per negare valore al referendum oggi si usa l’astensione ma non è questo l’unico modo possibile. Si potrebbe porre l’esplicita questione nei quesiti: “volete voi che sia abrogato pinco palla: sì, no, non è questione da referendum” (la terza ipotesi dovrebbe naturalmente portare alle stesse conseguenze del mancato raggiungimento del quorum, che - come non sempre si ricorda - non sono le stesse del no). In questo caso non dico che si potrebbe totalmente eliminare il quorum, ma si potrebbe comunque tenerlo molto basso;

- anche il semplice abbassamento del quorum potrebbe già consentire un riequilibrio delle tre opzioni. Ipotizzando un astensionismo fisiologico al 20%, se poniamo il quorum al 40%, vince sempre l’opzione che ha più del 40% di adesioni: se ha il 40% della popolazione il fronte del sì o quello del no il quorum è raggiunto, se ce l’ha quello dell’astensione che si somma al 20% fisiologico, il quorum non viene raggiunto il referendum è rigettato.

One Response to “Referendum: sì, no, astensione”

  1. Adduso Says:

    Aggiungerei a questo quadro del post che, purtroppo, tra il popolo si sono sempre più palesemente infiltrati e diffusi i servi del capitale, i picciotti dei partiti e gli zerbini delle istituzioni, tanto che se si guardano anche le ultime elezioni, queste “milizie” hanno acquisito un notevole peso nello spostamento delle preferenze.

    E quando, ingenuamente ed in modo autolesionista, il popolo, quello sano, si astiene dal votare in quanto, premeditatamente, gli hanno fatto pure credere (mediaticamente inoculato) che l’astensione è una protesta che richiama l’attenzione dei nostri “padroni”, conseguentemente accade che questi “eserciti” di cui dispone il “sistema Stato-mafioso”, appunto, servi, picciotti e zerbini, fa più facilmente salire chi deve essere preordinatamente eletto e quindi vengono favoriti quelle “formazioni” che dispongono di tali singole o raggruppate “truppe”, e pertanto il popolo (sano ma anche tonto) rimane non solo sempre più sottomesso ma pure altrettanto più impotente, frustrato e depresso.

    E non è, anzi non sarà semplice uscire da questo “meccanismo.

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